domenica 28 dicembre 2008

a volte ritornano

Siore e Siori, il ranocchio è ufficialmente tornato ad essere un siculo residente (era ora). Dopo sette mesi e mezzo (con la matta; ma non pensi male la mamma per la fortuita assonanza...) di peregrinazioni tra nord-est, nord-ovest e centro Italia, e persino di brevi scollinamenti oltre il confine con la Svizzera (ma quando l'outlet chiama la ranocchia madre risponde), don Riccarduzzo è tornato a calcare il suolo della Trinacria poco prima delle festività natalizie.
Per celebrare degnamente l'evento gli dedico, riveduta e corretta, una delle mie canzoni preferite [Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (ndr)]. Sperando che De Andrè non si rivolti troppo nella tomba, che al nord il terremoto c'è appena stato...

Riccardo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra
cingendolo d'allor
al sol di un inverno tiepidino
ondeggia il calzino
del ranocchio vincitor
la pappa del principe e del sordo
verdeggiano il cimiero
d'identico color
ma più che del pranzo le sbavate
dal ranocchio son sentite
le bramosie d'amor
"se ansia di gloria e di cocleare
spegne la guerra al vincitore
non ti concede un momento per star con tuo padre
chi poi impone alla nonna soave
di chiudersi in casa a seguire i lavori
in battaglia può correre il rischio di perder la chiave"
così si lamenta il siciliano
s'inchina intorno il grano
gli son corona i fior
lo specchio di chiara fontanella
riflette fiero in sella
dei sordi il vincitor
Quand'ecco nell'acqua si compone
mirabile visione
il simbolo d'amor
nel folto di lunghe trecce bionde
il ciuccio si confonde
lucente in pieno sol
"Mai non fu vista cosa più bella
mai io non colsi una tal tettarella"
disse Riccardo scendendo veloce di sella
"Deh cavaliere non v'accostate
già d'altri è gaudio quel che cercate
ad altra più facile fonte la sete calmate"
Sorpreso da un dire sì deciso
sentendosi deriso
Riccardo s'arrestò
ma più dell'onor poté il digiuno
fremente l'elmo bruno
il ranocchio si levò
codesta era l'arma sua segreta
da Riccardo spesso usata
in gran tribolazion
alla donna apparve un bel nasino
un volto birichino
ma era il ranocchion
"Se voi non foste il mio sovrano"
Riccardo si sfila il suo giubbottino
"non celerei il disio di fuggirvi lontano,
ma poiché siete il mio signore"
Riccardo si toglie perfino il calzino
"debbo concedermi spoglia di ogni pudore"
Cavaliere egli era assai valente
ed anche in quel frangente
d'onor si ricoprì
e giunto alla fin della tenzone
incerto sull'arcione
tentò di risalir
veloce lo arpiona la pulzella
repente la parcella
presenta al suo signor
"Deh proprio perché voi siete il sire
fan cinquemila lire
è un prezzo di favor"
"E' mai possibil per mille coltelli
che le ciucciate in codesto reame
debbano esser gravate di esosi balzelli,
anche sul prezzo c'è poi da ridire
ben mi ricordo che pria di partire
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire"
Ciò detto le diede un colpo d’occhio
con balzo da ranocchio
in sella si lanciò
frustando il cavallo come un ciuco
fra i glicini e il sambuco
l’anur si dileguò
Riccardo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra
cingendolo d'allor
al sol di un inverno tiepidino
ondeggia il calzino
del ranocchio vincitor