venerdì 20 luglio 2007

per una volta una cosa seria

il testo seguente è stato spedito al direttore generale e al direttore sanitario dell'azienda ospedaliera Garibaldi di Catania, nonchè al direttore sanitario del presidio ospedaliero di Nesima. ci sembrava giusto riportarla anche qui sul blog.
Oggetto: nota di merito per il personale dell’UTIN – P.O. Nesima

Scriviamo questa lettera, anche se con colpevole ritardo, non solo perché ci sembra giusto ma perché lo riteniamo un atto dovuto nei confronti di chi ci ha permesso di stringere fra le braccia il nostro bambino.
Quando nostro figlio Riccardo è nato non è stato un evento felice. Il gemello con cui aveva condiviso i primi mesi di gravidanza era morto da pochi giorni, e lui era costretto a nascere per giocarsi il tutto per tutto. Credo che non abbia importanza, in questa sede, ripercorrere tutte le vicissitudini dei suoi cinque mesi di ricovero presso l’UTIN di Nesima: crisi respiratorie, bradicardia, emorragia cerebrale, terapia con ossido nitrico, intervento chirurgico sul dotto di Botallo, convulsioni, retinopatia, infezioni; è tutto nelle cartelle cliniche, e lì è opportuno che resti. Ma c’è una considerazione che, come genitori, dobbiamo fare: se nostro figlio non fosse stato seguito in quella struttura, da quelle persone e con quegli strumenti, non ce l’avrebbe fatta. E adesso nella cappella di famiglia ci sarebbero due lapidi invece di una, a ricordare il suo passaggio in questo mondo.
Invece, è andata diversamente. Riccardo ha da poco compiuto un anno, e sta bene. Certo, deve recuperare un grosso gap con i suoi coetanei; dovrà superare la sua sordità attraverso l’impianto cocleare che gli verrà applicato entro ottobre, dovrà continuare a lungo con la fisioterapia prima di riuscire a coordinare bene i suoi movimenti. Ed in effetti alcune riserve sul suo futuro, nonostante le tante impressioni positive degli specialisti che lo seguono, non sono state ancora sciolte. Ma abbiamo la sensazione netta che la strada imboccata sia quella giusta, e che il tempo gli restituirà quello che gli ha preso finora.
Senza l’equipe dell’UTIN tutto questo non sarebbe realtà. Non solo per quello che hanno fatto, ma soprattutto per il modo in cui lo hanno fatto. La grande umanità, l’attenzione e l’affetto dimostrati sia verso quel fagottino di 750 grammi scarsi che nei nostri confronti hanno permesso alla nostra famiglia di superare anche i momenti di crisi più profonda, quei momenti nei quali a dare ascolto solo alla professionalità bisognerebbe staccare la spina e basta. Ma chi ha che fare con la vita, specie con quella così fragile dei neonati come Riccardo, deve possedere qualità umane che vanno ben al di là della professione tout court. Qualità che tutto il personale dell’UTIN, dal direttore agli inservienti, hanno dimostrato di avere. E lo diciamo con cognizione di causa, perché per cinque mesi noi siamo stati lì con loro e abbiamo avuto modo di vedere e capire molto di più di quanto non accada a chi ha la fortuna di transitare per quelle stanze solo per qualche giorno.
Per questo non facciamo nomi, perché le persone da ringraziare sarebbero troppe. Però ci teniamo a porre alla vostra attenzione il loro esemplare operato, del tutto in controtendenza rispetto ai tanti casi di cosiddetta “malasanità” di cui sentiamo fin troppo spesso dagli organi d’informazione. Anche perché non sono mai mancati il dialogo e il confronto con noi genitori, elementi basilari per giungere ad una condivisione delle scelte che rende più lineare il rapporto e contribuisce a creare quelle condizioni di serenità di cui tutte le parti in causa, e i pazienti in primo luogo, finiscono col beneficiare. Dialogo e confronto che continuano ancora oggi a diversi mesi dalla dimissione del piccolo e che si sono rivelati fondamentali nella scelta delle strutture specialistiche a ci rivolgersi per assicurare a Riccardo le migliori cure possibili.
Del resto le tante scelte, spesso delicate, cui siamo stati costretti lungo tutto il percorso sono sempre state improntate ad un obiettivo ben preciso, come dettoci sin dall’inizio dal Direttore dell’UTIN dott. Diego Gazzolo: restituire ai genitori non solo un bambino nelle migliori condizioni possibili, ma un bambino che possa aspirare pienamente alla migliore qualità di vita. L’efficacia del lavoro svolto presso il vostro presidio da questo gruppo di persone che non potremo mai ringraziare abbastanza si rivela ogni volta che Riccardo sorride, fa una faccia buffa o si arrabbia perché non siamo abbastanza veloci a dargli la cucchiaiata di pappa successiva. A noi, mamma e papà di questo piccolo prodigio, l’onere e la gioia di dimostrarci alla loro altezza.
Distintamente

Benedetto Diana e Maria Teresa Tripodi
genitori di Riccardo Diana,
nato il 22 giugno 2006
presso il P.O. Garibaldi - Nesima